Babbo Natale esiste?

Genitori e bambini tra Mito e Realtà

Psicologo-Psicoterapeuta-Taranto-Scilla-Battiato
Q

uando per le strade della città cominciano ad accendersi le luci colorate, quando nelle case si tirano fuori dalla soffitta gli addobbi di Natale, la nonna prepara i biscotti profumati di zenzero, allora i bambini impugnano le penne e si preparano a scrivere le loro letterine per Babbo Natale!
Può accadere che mamma e papà si chiedano fino a quando sia giusto continuare ad alimentare la fantasia del vecchio barbuto e pancione che, in una sola notte, distribuisce i regali a tutti i bambini del mondo su una slitta volante, trainata da renne. Si tratta di una bugia, e si domandano che cosa succederà quando il loro bambino, magari giunto alle scuole elementari, scoprirà la verità nel confronto con i compagni!
Prima di uccidere Babbo Natale, proviamo a capire da dove nasce questo mito e perché è importante per i bambini.
Le leggende su Babbo Natale nascono con un personaggio storico, il vescovo cristiano Nicola, vissuto nel 300 in una città dell’impero bizantino, che, pur di diffondere il cristianesimo tra i bambini e le loro famiglie che non uscivano da casa per le gelide temperature, si recava nelle loro abitazioni, portando per ogni fanciullo un regalo, preso tra tutti quelli che i parroci trasportavano su una slitta trinata da cani. Nel Medioevo cominciarono a commemorare quest’avvenimento con lo scambio dei doni nel giorno di San Nicola, il 6 dicembre, mentre nei Paesi protestanti, il vescovo cristiano venne sostituito, nel mantenimento del ruolo benefico, da Santa Claus. Infine, nacque dalla fantasia di Clement Moore, in America, la figura dell’uomo panciuto con la barba bianca che ebbe così tanto successo da conquistare l’Europa, trasformandosi in Babbo Natale.

Insieme a fate, folletti, gnomi, befane e supereroi, la figura di questo omone vestito di rosso, che porta doni a tutti i bimbi del mondo, si pone all’interno di una fase dello sviluppo psichico del bambino, che inizia intorno ai 3/4 anni e finisce verso i 9 anni, definita da Piaget del “Pensiero Magico”, caratterizzato da fantasie che servono a chiudere i vuoti nella comprensione della realtà, lasciati da un pensiero razionale non ancora sviluppato.

Psicologo-Psicoterapeuta-Taranto-Scilla-Battiato

Sostenuto dalla sua capacità di pensare per immagini, il bambino crea un mondo magico fatto di amici immaginari, animali parlanti, esseri inventati o reali che lo aiutano a conoscere se stesso, facendolo sentire parte del mondo!
Attraverso il mito di Babbo Natale, il bambino in realtà si sta rapportando ai suoi genitori e al mondo reale, nel momento in cui si attende che, nonostante abbia combinato qualche marachella, comunque dal camino scenderà qualcuno che, dopo averlo perdonato, gli riconoscerà il merito di ricevere un premio per la sua bontà. Babbo Natale lo aiuta a costruire la sua esperienza del perdono e dell’amore, all’interno di una realtà ancora troppo dura e complessa per un bambino in questa fase di sviluppo.
Fortunatamente, parte di questo pensiero magico lo manteniamo anche noi adulti, pensiamo all’uso degli amuleti, dei portafortuna, dei riti scaramantici o, sul versante delle credenze religiose, quando preghiamo e invochiamo i miracoli. Sicuramente, qualche mamma e papà temono di fare del male al proprio figlio mentendogli, di renderlo credulone o di portarlo a vivere una delusione e una mancata fiducia nei loro confronti, quando scoprirà la bugia.

Psicologo-Psicoterapeuta-Taranto-Scilla-Battiato

In realtà, i bambini sanno differenziare bene la realtà dall’immaginazione, e provando a capire le problematiche pratiche alla messa in atto del mito – “Come può un vecchio volare su una slitta o passare attraverso la stretta cappa del camino?” – imparano ad esercitare la stessa capacità di ragionare, nella ricerca di visioni alternative della realtà, necessaria da adulti di fronte ad un problema scientifico! Inoltre, sembra difficile trovare adulti che risultino arrabbiati con mamma e papà per la bugia di Babbo Natale, che in fin dei conti è, poi vissuta come finalizzata alla partecipazione ad una fantasia e all’ottenere un dono!

Quando il bambino, sentendosi fiducioso nell’affrontare la realtà, tralasciando le sue figure magiche ed affidandosi sempre più al pensiero logico razionale, comincerà a mostrare i suoi dubbi e le sue perplessità sulla figura di Babbo Natale, i genitori dovranno essere pronti a sostenere questo passaggio, nel rispetto dei modi e dei tempi del loro bambino.

Come rispondere allora alla domanda diretta sull’esistenza o meno di Babbo Natale? Se vostro figlio vi pone questa domanda, probabilmente ha dei seri dubbi ed ha capito come stanno le cose, bisognerà però accompagnarlo in questo passaggio, non obbligarlo.

Se sentite la sua disponibilità a sapere la verità, confermate la sua intuizione, magari spiegando come è nata la tradizione di Babbo Natale, che alla figura di un uomo realmente esistito si è aggiunto un po’ di fantasia, la stessa che si usa quando si creano le favole o i cartoni animati, che gli piacciono tanto. Se, invece, vi sembra che vostro figlio stia cercando delle rassicurazioni, provate a chiedergli “Tu che cosa ne pensi?”, questo vi permetterà di comprendere fino a che punto potete stimolare la sua presa di coscienza che Babbo Natale non esiste. Avvicinatelo alla verità, che comunque presto si farà strada, magari affermando che Babbo Natale si fa aiutare dalle mamme e dai papà nel comprare e donare i regali. Assecondate, se lo intuite, anche il loro “far finta di credere” – sanno che si tratta di una fantasia, ma si comportano come se ci credessero realmente – sostenendo il loro bisogno di mantenere il clima affettivo famigliare del Natale, un’atmosfera di condivisione e amore, mentre lo guidate verso la realtà.
Un genitore non dovrebbe mai sfrattare Babbo Natale dal mondo immaginario del bambino, succederà gradualmente, con naturalezza.
Potrebbe succedere, però, che lo faccia qualcun altro, un compagno o un fratello maggiore, allora se vostro figlio è troppo piccolo sostenete la sua voglia di tenere con sé Babbo Natale, rassicurandolo che se lui ci crede, allora esiste, e voi ci credete con lui!
Può, infine, porsi il problema di difendere vostro figlio che credendo in Babbo Natale fino a 9 anni circa, si espone al rischio di scherno da parte dei suoi coetanei. Dopo aver provato a comprendere come mai in lui vi è ancora il bisogno di rimanere attaccato al mondo magico rispetto alla realtà, provate a dirgli con delicatezza che si tratta di una bella storia di fantasia, magari raccontando anche come voi stessi alla sua età vi abbiate creduto ed ora desiderate farlo partecipe di un segreto da mantenere con i bambini più piccoli.
Per proteggersi da una realtà per loro ancora non facilmente comprensibile, quindi pericolosa, i bambini vivono in un mondo fatto di cose per metà vere e per metà immaginarie, prima di relegare nella soffitta della fantasia Babbo Natale, con tutta la slitta e le renne, pensiamoci su, lasciamo che i nostri bambini imparino a sentire da soli quando nascondersi per sbirciare mamma e papà che lasciano i loro regali sotto l’albero e scelgano di parlarne!